domenica 25 febbraio 2018

Ai parroci, alle parrocchie

Sono mamma di una bambina con una disabilità sensoriale, ma con un recupero molto buono, che spesso rende invisibile la sua condizione. Spesso è un bene e spesso e un male.
Questa condizione mi ha portato a conoscere tante altre mamme con bimbi con disabilità anche diverse, più o meno gravi di quella di mia figlia.
Quello che accomuna ogni manma, ognuna di noi, è il desiderio che nostro figlio venga amato ed accettato dalla comunità in cui si trova: scuola, palestra, parrocchia..
Spesso la difficoltà sta nel mostrare senza timore di giudizi e pregiudizi la diversita'.
La catechista che non vuole il bambino autistico perché difficile da gestire, chi dice che i bambini sordi devono sforzarsi a leggere il labiale per non usare tecnologie, il bimbo cerebroleso che resta a casa e nessuno chiede alla sua mamma il perché.
I parroci nelle parrocchie sono sempre troppo pochi ma come ci si occupa dell'anziano allettato, prendetevi cura delle mamme dei bambini con disabilità.
Spesso le nostre giornate sono giornate d acrobati, salti mortali per stare dietro a terapie, scuola e quanto altro gira intorno alla disabilità, mamme che si trovano d sole ad affrontare difficoltà dell'ordine più vario perché i papà lavorano. I parroci una volta erano una figura fortemente rappresentativa nella comunità, e allora prendetevi cura delle famiglie invisibili, accompagnate una mamma all'ufficio protesi o a scuola per un diritto e non solo avrete guadagnato un'anima ma avrete dimostrato alla comunità che insieme si puo, che tutti possiamo prenderci cura l'uno dell'altro e che la diversità ha diritto a vivere la normalità.
E quello che può sembrare uno svantaggio, una "sfortuna" alla fine diventa un patrimonio di unione e solidarietà.
A chi giudica o parla, sono certa che ogni mamma darebbe la propria vita pur di avere un figlio sano e senza difficoltà, la disabilità non è una colpa e nessuno "se la va a cercare".

venerdì 2 febbraio 2018

Povero nonno!

Principale ipermercato del mio paese, stand azienda audioprotesica nel corridoio principale.
Il manifesto pubblicitario riporta il nipotino che urla arrabbiato all'orecchio del nonno che ha espressione assente.
Tattica di presentazione del prodotto e della professionalità:
1) punto il nonno
2) punto il nonno con le protesi
3) invito il nonno ad uno screening gratuito nel bel mezzo della galleria in cui ci sono un mare di persone che si incontrano, chiacchierano, entrano nei negozi, parlano al telefono...
Ri punto 3) faccio "screening" con un vecchio audiometro portatile dietro un pannello di cartone.
Uno, due, tre, quattro, cinque, sei, tredici, quattordici, ventinove, trenta (io che conto fino a dieci più o meno).
Lo guardo, mi invita allo screening (purtroppo non posso fare la faccina da urlo di munch), conto fino quasi a non mi ricordo e rispondo.
Quanto rumore di fondo ci sarà in questo corridoio?
Risposta: abbiamo le cuffie e il pannello... Anche l'urlo di munch mi lascia sola perché sviene!
Per un secondo penso di attivare la app "fonometro", ma ci ripenso " ora se apro la app questo mi mangia perché una app non è un fonometro "...
E mo!?
Il tecnico: "faccio screening", io " lo screening si fa in ospedale, la persona di fianco a lui "la signora è un po' polemica", io " non sono polemica, ho ragione."
Lascio la spesa nel parcheggio, ritorno a prendere un regalino da un negozietto della galleria, e .... wow non fanno più screening ma informazione sulla ipoacusia che è un'altra cosa e in quella condizione molto più accettabile.
Evidentemente ho fatto centro.
Ma tornando alla esposizione del cartello pubblicitario...
Fossi stata io il bambino che urlava all'orecchio del nonno, ai miei tempi avrei preso minimo un coppino dietro la testa.
Non mi piace il fare caricatura di una disabilità, di una patologia. Il fare informazione è un'altra cosa ed è quello che mi è parso di capire sia accaduto dopo.
Mi scuso se casomai dovesse leggermi se sono stata un po' brusca, ma se quel signore fosse stato suo padre, lei avrebbe gradito una strategia simile con lui? Io no.
Comunque quello che incontrai al mercato in vacanza con il furgone anni 70 stile mystery machine che faceva esami audiometrici gratuiti era peggio...
Morale della fiaba: non fare la spesa, non fare la spesa, non fare la spesa...
Spero di avervi strappato un sorriso