giovedì 11 dicembre 2014

tra me e te

E’ passato un anno amore mio un anno dal giorno in cui papà ed io non abbiamo respirato per più di tre lunghissime ore, un anno davanti a quella porta chiusa dietro cui scorreva ogni tipo di pensiero che in attimo spaziava dal terrore che tu non potessi tornare alla speranza di un futuro, di possibilità grandi, tangibili e reali.

E’ passato un anno di volti e di maschere, nella mia incapacità ormai di distinguere interesse reale da pura voglia di farsi gli affari degli altri.

E’ passato un anno in cui credevo che esistesse la PANGEA, un unico immenso territorio fatto di solidarietà, ma che bontà e disinteresse lo è poche volte davvero e amaramente ho imparato che le sfumature sono sempre tante.

E’ passato un anno amore mio, di lacrime e miracoli, si perché se per metà nella tua testa c’è tecnologia, per l’altra metà ci sei tu che mi hai insegnato che nulla è impossibile se lo si vuole davvero, e tu lo hai voluto più di tutti noi: TU HAI VOLUTO PARLARE!

E sono passati oramai due anni e mezzo da quella diagnosi di cui ancora oggi non capisco la grandezza del significato.
Due anni e mezzo di mani strette, mani sfiorate, mani “calde”, mani “fredde”, mani “lavate”, mani che per te si sono “sporcate” nell’aiutarti e nel non aiutarti, ed in tutte le tribolazioni TU MI HAI TENUTO LA MANO, tu mi hai ogni volta la forza di risalire, tu che disegnavi il sorriso su un foglio di carta e mi chiedevi di metterlo sulla faccia triste... Bambina mia finché tu mi tieni la mano io con te non ho paura!

E in questi due anni e mezzo Tu mi hai insegnato la pazienza, la perseveranza e il significato dell’attesa. Quante volte mi prendeva lo sconforto davanti alle brusche fermate, alle discese vorticose, ma poi c’erano le tue accelerate inaspettate e agli occhi di tutti incredibili.. Si tu sei la bambina dei miracoli ai miei occhi, sei formichina infaticabile che non si smette mai di lavorare e capace di sollevare fino a 10 volte il suo peso. Tu sei la forza che non ho mai avuto!

Quanti scogli dalla diagnosi, alla riabilitazione, alla scuola nella tua vita, quante gastriti, quante spese che io e papà spesso abbiamo affrontato con fatica, ma il tuo sorriso, il tuo prenderci la mano sempre ci fa superare tutte le difficoltà perchè tu sei il sole che illumina le nostre scelte.

E le scelte, che prima ingenuamente desideravo affidare alla esperienza degli altri, ora con certezza sono diventate sempre e solo le mie.
Con te ho imparato a studiare, a fermarmi e pensare e soprattutto a scegliere con papà una linea chiara educativa per il tuo futuro.

E ti ascolto leggere, con l’emozione e lo stupore e mi domando come puoi non parlare ancora bene ma leggere..leggere come un bimbo grande.. E ripenso al lavoro di ogni giorno, cosa non ci siamo inventati, quanti giochi ci siamo costruiti, quanti fogli e colla e carta e inchiostro consumati, perchè ogni cosa fosse una tombola a premi, nella speranza che tu “abitante della terra delle cose senza non nome” potessi dirmi finalmente: mamma guarda in cielo c’è uno stormo! E finalmente i cip che volano, sono diventati tanti uccellini e una settimana fa, tanti uccellini sono diventati uno stormo!

Inizio a credere in quella leggenda che dice che prima di nascere l’anima di un bimbo sceglie la sua mamma, ed io sono onorata che tu abbia scelto me, che tu sia stata il regalo che mi ha donato un significato e una dimensione di valori che tutti i “normodotati” non hanno. Credo che “Il Buon Tessitore” ci abbia messo davanti tutti i fili di trama ed ordito: i momenti e momenti brutti ora assumono un significato diverso e chissà cosa altro la vita ci riserverà.
Quello che desidero è soltanto 5 minuti di serenità al giorno, i tuoi occhi nei miei, e niente pensieri, niente problemi, niente parole come handicap o disabilità..

E chissà un giorno finalmente ci vedranno per quello siamo: scalatori di vette, scalatori a cui l’Everest non fa paura, l’aria rada della vetta non toglie ossigeno, bensi lo restituisce.

Buon Natale amore mio!

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